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lunedì 20 giugno 2016

LA SESSUALITÀ REPRESSA IN “1984”

di DANILO CARUSO

Nel mio saggio “Il Medioevo futuro di George Orwell” costruisco un impianto d’analisi congiungendo l’idea weiliana sulla genesi e la prosecuzione dei modelli totalitari in Occidente a “1984”, capolavoro orwelliano su una non auspicabile società futura ricalcante il carcere panottico di Bentham.
La tesi di fondo, la quale non intrappola il romanzo in una rivisitazione, più o meno, del passato Medioevo cattolico, poiché il pensiero di Orwell parla per l’avvenire (e quindi con Simone Weil rafforza quell’avvertimento sulla possibilità dei totalitarismi), si risolve in una paradossale apparente conclusione: e cioè che “1984”, mutatis formis mutandis nella contingenza narrativa, possa equivalere a un “1384”, o a un orwelliano “2084” secondo la programmatica intenzione di monito dell’autore inglese (giusta e riconosciuta ispiratrice peraltro del testo).
Qui di seguito, frutto di un’operazione di estrazione dal mio lavoro critico citato, presento le parti inerenti al tema della sessualità in Oceania (uno dei tre Stati dell’immaginario futuro negativo orwelliano, dove il potere è in mano a una rigida e repressiva organizzazione partitica); a chi volesse conoscere ulteriori aspetti delle mie analisi storico-letterarie e approfondire alcuni concetti prospetto la lettura integrale di suddetto mio studio.
Il protagonista del romanzo, il modesto e semplice Winston Smith, il quale entrerà in intimità con la sconosciuta Giulia (Julia), è un impiegato del “ministero della verità” (dicastero preposto a scuola e mass-media, arti e svaghi).
Ve ne sono altri tre: “dell’amore”, “dell’abbondanza”, “della pace”; che si occupano di rispetto dell’ordine costituito, economia, difesa e guerra.
L’istigazione all’odio fine a intrappolare e irrigidire il pensiero suscita in Winston, nelle prime pagine del racconto, seppur insospettito e dubbioso nei confronti della reale bontà del Big Brother, una tendenza a cercare bersagli, vari in sequenza, terminanti nell’ancora non conosciuta Giulia: «Vivide e magnifiche allucinazioni balenavano attraverso la sua mente. La colpirebbe a morte con un manganello in caucciù. La legherebbe a un palo e la ucciderebbe piena di frecce scagliate come san Sebastiano. La violenterebbe e taglierebbe la sua gola al momento culminante. Meglio di prima, inoltre, comprese che il motivo di ciò era che lui la odiasse. La odiava perché era giovane e bella e come un’asessuata [Giulia è iscritta alla “Lega giovanile antisesso”; n.d.r.], giacché vorrebbe andare a letto con lei e mai lo farebbe, poiché attorno alla sua piacevole e flessuosa vita, la quale sembrava chiederti di abbracciarla, là era solo l’odiosa scarlatta fascia [della “Junior Anti-Sex League; n.d.r.”], aggressivo simbolo di castità». Riguardo a questo è da mettere in evidenza in parallelo l’attitudine sessuofobica della Chiesa medievale, una disposizione misogina che portò ad atti repressivi e all’insensata, irrazionale e nevrotica caccia alla streghe. Per san Tommaso d’Aquino la donna sarebbe stata prodotta da Dio in un insieme naturale completo di cui non era degna, e perciò unicamente in un secondo tempo per bisogno. Quanto pensa Winston è frutto della repressione sessuale e di un paritetico sprone all’odio il quale satura grazie a un contenuto negativo la psiche e spinge a nevrosi compulsive e a comportamenti disturbati.
L’area d’intervento della repressione psichica condotta dalla dirigenza oceaniana allargandosi all’ambito sessuale mostra inequivocabili tangenze con dottrine cattoliche. Per le donne, in specie quelle del Partito, profumarsi e truccarsi sono atti indecorosi e disdicevoli (già Tertulliano rifletteva antifemminismo paolino nel suo “De cultu feminarum”).
La Junior Anti-Sex League «difendeva il completo celibato per ambo i sessi [uno degli ideali di perfezione auspicati dal Cattolicesimo, imposto a quasi tutti i religiosi; n.d.r]. Ogni bambino doveva essere generato dall’inseminazione artificiale [come fosse lo Spirito Santo con la Vergine Maria; n.d.r]… e cresciuto nelle istituzioni pubbliche… un vero love affair era un evento pressoché impensabile. Le donne erano tutte simili. La castità era infusa in loro come prassi di lealtà al Partito [uguale devozione alla Chiesa non è esclusiva di suore; n.d.r]… il naturale sentimento era stato rimosso da loro». A chi sceglieva un percorso diverso da quello monastico si prospettava un agostiniano sacramento coniugale: «L’unico scopo riconosciuto del matrimonio era generare bambini per il Partito. Il congresso carnale era da ritenersi di secondaria importanza un poco nauseante».
La sessuofobia dell’Ingsoc è affine a quella cattolica: «L’obiettivo del Partito non era soltanto prevenire la costituzione di una fedeltà di coppia che non è facile controllare [per la teologia ministri del sacramento matrimoniale sono gli sposi non il sacerdote; n.d.r.]. Il suo reale non dichiarato proposito era rimuovere tutto il piacere dell’actus coeundi. Più dell’amore il nemico era l’erotismo, dentro e fuori della vita coniugale… Il Partito stava tentando di uccidere l’istinto sessuale [demolire l’ES a favore di quel SUPER EGO rappresentato dal Fratello Maggiore, un super brother; n.d.r], o se non potesse farlo, allora distorcerlo e sporcarlo… Il coitus, compiuto con successo, era ribellione. Il desiderio era thoughtcrime».
Ritorna la minaccia del peccato; la concupiscenza sessuale è un tipo di thoughtcrime: la mulier, tota in utero, può simboleggiare un inviato satanico che libera la libido compressa, e di conseguenza svela all’uomo la duplice sfaccettatura di sé (intellettuale e fisiologica). Sebbene il meretricio in Oceania sia un’attività illecita, è furtivamente ammissibile nella misura in cui alleggerisca la carica libidica (non c’è stata una legge Merlin la quale ha chiuso i bordelli dello Stato pontificio). La promiscuità fra uomini e donne del Partito è condannata, al pari del divorzio (con l’eccezione dell’unione matrimoniale senza prole). L’etica in materia per un maschio oceaniano, soprattutto se un dirigente politico, è molto agostiniana: «La sua vita sessuale… era per intero regolata da due parole del newspeak SEXCRIME (immoralità sessuale) e GOODSEX (castità). Il concetto di SEXCRIME copriva ogni misfatto sessuale. Copriva la fornicazione, l’adulterio, l’omosessualità, e le altre perversioni, e in aggiunta la normale copula carnale praticata come fine in sé. Non c’era bisogno di enumerarli separatamente, poiché ognuno era allo stesso modo causa di colpevolezza, e, per principio tutti punibili con la morte… Lui sapeva quanto si voleva enunciare con GOODSEX – il che è dire, normali rapporti sessuali tra uomo e moglie, per l’esclusivo scopo di generare bambini, e senza piacere fisico da parte della donna [la frigidità è una virtù; n.d.r.]: tutto il resto era SEXCRIME». Ma cercare di sopprimere la libido porta solo a una sua deviazione: naturam expellas furca, tamen usque recurret.
Ciò la converte in aggressività, la quale è indirizzata verso gli avversari interni e non dell’Oceania e della Chiesa. Entrambe sono d’accordo sui migliori ruoli femminili: la santa e l’asessuata, la madre.
E su quelli da combattere: la strega e la sovversiva, la prostituta. A fronte di schemi così pervasivi esistono tuttavia zone d’ombra. All’inizio del cap. VII della parte I di “1984” Winston (che è un componente esterno del Partito) annota sul diario: «Se c’è speranza [«di distruggere il Partito»; n.d.r.] essa sta nei proles [in newspeak “proletari”, “povera gente”; n.d.r.]».
Detti proles sono un’anomalia alla dottrina dominante e si trovano ai margini: «In ogni problema di principi morali gli si lasciava seguire il codice avito. Il puritanesimo sessuale del Partito non era un obbligo per loro. La promiscuità non andava punita, il divorzio era consentito». Il motivo è che costoro sono equiparati agli animali: «i proles e le bestie sono liberi».
Nella sezione II di “1984” l’eretico Winston si lega alla strega Giulia, alla “porta del diavolo (diaboli ianua; Tertulliano)”; alla quale al primo approccio sessuale chiede ricevendo l’auspicata risposta: «“Ti piace farlo? Non voglio dire se ti piaccio in parole povere io, voglio dire la cosa in se stessa?” “L’adoro.” Questo era soprattutto quanto voleva sentire. Non meramente l’amore verso una persona, ma l’istinto animale, il semplice desiderio non differenziato: quella era la forza la quale avrebbe frantumato il Partito… Ai vecchi tempi, egli pensò, un uomo guardava il corpo di una ragazza e diceva che era desiderabile, e ciò era la fine della storia. Oggigiorno però non potevi avere un amore puro o una concupiscenza [lust; n.d.r.] pura. Nessuna emozione era pura, poiché ogni cosa era mescolata con paura e odio. Il loro amplesso era stato una battaglia, il culmine una vittoria. Era un colpo scagliato all’indirizzo del Partito. Era un atto politico». Un altro brano di Orwell esprime il parere di Giulia sulla sessualità repressa (e le considerazioni di Winston): «Non era soltanto che l’istinto sessuale creava un cosmo suo proprio al di là del controllo del Partito e che se possibile era da distruggersi. Quello che era più importante era che la privazione sessuale induceva isteria, la quale era desiderabile giacché poteva trasformarsi in antipacifismo e in culto del leader. La maniera in cui la metteva era: “Quando fai l’amore stai consumando energia; e dopo ti senti felice e non ti preoccupi di niente. Loro non possono sopportare che tu ti senta così. Loro vogliono che tu sia sempre carico di energia. Tutto questo marciare su e giù, e l’acclamare e le bandiere ondeggianti sono semplicemente sesso andato in rovina. Se tu sei felice dentro di te, perché ti dovresti infervorare per il Big Brother e il Piano Triennale e i Due Minuti d’Odio e l’intero resto del loro schifo?” Ciò era vero, pensò lui. C’era un intimo diretto nesso fra castità e ortodossia politica. In quale modo potrebbero la paura, l’odio e la credulità alienata, di cui necessitava il Partito nei suoi membri, essere tenuti a un grado conveniente all’infuori di imbottigliare un potente istinto e usarlo come una forza di guida? L’impulso sessuale era pericoloso per il Partito, e il Partito ne aveva tratto vantaggio».
Tali argomenti anteponendo una visione liberale a una assolutistica in campo sociopolitico, tradotti nell’ambito religioso richiamano altresì la dialettica Cristianesimo/Paganesimo (nel quale ultimo addirittura si praticava una prostituzione al servizio della religione: una concezione agli antipodi della sessuofobia cattolica, che si impegnò a sradicare). Giulia e Winston non sono paragonabili a una prostituta e a un cliente, tutt’altro; nella loro storia sentimentale si anticipa invece la teoria marcusiana sulla repressione addizionale della libido, volta – oltre il freudiano necessario – al consolidamento in Occidente di un illiberale establishment (definito principio di prestazione), teoria esposta in “Eros e civiltà (1955)”. Pure per Marcuse accade in questo processo una deviazione libidica funzionale a mire (produttive) alienanti (e alienati sono i componenti oceaniani del Partito, espropriati nella loro psiche sotto ogni profilo): all’esterno dell’esercizio – nel livello umano migliore – dell’intelligenza e della consapevolezza non ci può essere felicità che non sia un illusorio surrogato: «L’ideologia del Partito si imponeva con molto successo su gente incapace di comprenderla, la quale sarebbe stata in grado di accettare le più flagranti violazioni dell’obiettività reale giacché mai afferrava appieno la mostruosità di quanto gli era chiesto». Winston e Giulia – «una ribelle soltanto dalla cintola in giù» le dice lui – esperiscono una via di fuga al principio di prestazione (e alla sua collegata repressione addizionale): una libido liberata li trasforma in sovversivi poiché si svincolano dalla causa deviante (la repressione addizionale) e dalla causa alienante (il principio di prestazione); una sublimazione adeguata genera benessere, che globalizzerebbe il piacere nelle sue sfaccettature esteriori connesse alla vita. L’ideologia estasiatica gemella dell’Ingsoc è la «tanatolatria (Death-Worship)» o «estinzione dell’io (Obliteration of the Self)»: nell’ottica marcusiana la pulsione antitetica al piacere viene giudicata una mortificazione, una sconfitta dell’eros che ripiega alla volta della distruzione (condotte sadiche e masochiste non sono mancate tra i personaggi cattolici). Somigliante al bello kantiano, la libido porrebbe armonia fra gli uomini e il mondo. È questo un “messaggio” proveniente dalla Grecità pagana ripreso da Winston e Giulia i quali affrontano la madre di tutti i totalitarismi occidentali reincarnatasi in Oceania, nemica della cultura – prodotto libidico – e dell’armonioso sviluppo individuale proteso alla ricerca della felicità. Nella Grecia antica lo ritroviamo nella produzione artistica, nella mitologia pertinente e nella filosofia (il “Simposio” platonico e il tiaso saffico sono exempla e veicoli); uno dei limiti della civiltà ellenica fu sì la misoginia, tuttavia ebbe basi in pregiudizi a sfondo pedagogico non in nevrosi sostanziate in religione. La Chiesa, dal canto suo, esigette il celibato sacerdotale e il voto di castità dalla quasi totalità dei religiosi inquadrati, requisiti richiesti in pochi casi dal Paganesimo e che non erano dunque norme generali. Per il Cattolicesimo si deve rimanere dentro il perimetro di una rigorosa continenza, illegittima dopo aver superato il confine dell’inammissibile illecito (pedofilia, stupri, etc.) il quale può alimentare come deprecabile effetto collaterale; così pure presso gli Oceaniani «la cosa terribile che il Partito aveva fatto era di persuaderti che i meri impulsi, i meri sentimenti erano senza importanza, mentre allo stesso tempo ti privava di tutto il potere sul mondo materiale».